perché in italia le opere pubbliche sono ferme

Questo il titolo dell’evento on line che si è svolto mercoledì 9 dicembre, al quale hanno partecipato, tra gli altri, Giovanni Toti (Vicepresidente della Conferenza delle Regioni), Bernardo Giorgio Mattarella (Professore Ordinario di Diritto Amministrativo), Giorgio Santilli (Il Sole 24 ore), Giuseppe Busia (Presidente ANAC), Fulvio Bonavitacola (Coordinatore della Commissione Infrastrutture, mobilità e governo del territorio della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome), Giulio Veltri (Consigliere di Stato), Stefan Pan (Delegato del Presidente di Confindustria), Edoardo Bianchi (Vicepresidente ANCE) e Paola De Micheli (Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti). Grazie a una capillare indagine sono stati raccolti i dati forniti da 5104 stazioni appaltanti e da 217 operatori economici, dai quali è emersa una vera e propria radiografia delle difficoltà del sistema dei contratti pubblici nel nostro Paese. Critico il giudizio espresso sul Codice dei Contratti Pubblici del 2016 che, ritenuto di difficile applicazione, ha rallentato la realizzazione degli investimenti pubblici e ha aggravato gli adempimenti burocratici. Anche il Decreto sblocca cantieri non sembra aver risolto le principali criticità normative preesistenti, così come la normativa anticorruzione, ritenuta poco utile e inadeguata alle esigenze di trasparenza. Tra le misure che potrebbero far funzionare meglio il sistema la maggior parte degli intervistati ha indicato una razionalizzazione del numero delle stazioni appaltanti che devono avviare un percorso di qualificazione e professionalizzazione. Si è poi discusso dell’instabilità normativa, il cui effetto è quello di generare confusione e di bloccare i lavori. Gli appesantimenti burocratici e la complessità delle procedure, infatti, non solo non rappresentano un antidoto alla corruzione, ma non contribuiscono nemmeno ad avviare una rapida ed efficace semplificazione, ritenuta da tutti necessaria per rendere più celere il processo di realizzazione delle opere pubbliche. Inoltre, è stato evidenziato come il processo di responsabilizzazione del dirigente pubblico abbia generato il fenomeno diffuso della “paura della firma” ed una fuga dalla responsabilità. Si è parlato poi del tema delle “procedure di gara e delle aggiudicazioni”, che necessita di un serio tagliando, ed infine, è stata sottolineata l’importanza della verifica preventiva, indispensabile ad eliminare le criticità, e la necessità di migliorare le modalità di programmazione finanziaria degli appalti. L’uscita dalla crisi economica provocata dalla pandemia non può prescindere da un effettivo rilancio della politica infrastrutturale e dal miglioramento dell’efficienza programmatica e realizzativa degli investimenti in opere pubbliche. Giocano un ruolo determinante l’efficienza dei processi decisionali, l’adeguamento professionale e tecnologico della pubblica amministrazione, una migliore qualità progettuale e un’efficace regolazione del mercato dei contratti pubblici. Per il buon funzionamento complessivo del sistema non si può ricorrere continuamente a correttivi o a deroghe, ma serve invece un sistema normativo e regolatorio il più possibile semplice, chiaro, flessibile e ragionevolmente stabile nel tempo.