Concentrare in modo strategico le risorse per superare la crisi
Diversamente che in passato, l’unica condizione posta dall’Europa per l'utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità (MES) a seguito della crisi economica generata dal coronavirus è che i soldi vengano veicolati per rafforzare, con interventi diretti o indiretti, il sistema sanitario. L’accordo raggiunto dai Ministri delle Finanze UE nell’Eurogruppo dopo uno scontro piuttosto acceso risolto col compromesso di aprile, prevede che ogni Paese membro dell’Unione possa accedere a un prestito pari al 2 per cento del suo Pil; l’Italia avrebbe quindi a disposizione poco più di 35 miliardi di euro da investire in ospedali, sanità pubblica, attrezzature, ricerca, nonché futura acquisizione e distribuzione del vaccino. Un’occasione irripetibile per modernizzare la sanità, soprattutto se si tiene conto che in Italia sei ospedali su dieci hanno più di 70 anni di vita. Soldi che permetterebbero di rafforzare la sanità territoriale, costruire nuovi ospedali, ammodernare quelli esistenti, acquistare strumentazioni per la diagnostica, sviluppare il sistema digitale, la telemedicina e incrementare la ricerca. Ma che si tratti dei fondi del MES o di quelli ben più cospicui previsti dal 2021 facendo ricorso al Recovery Fund, il nodo cruciale della questione rimane sempre la gestione e l’impiego. I passati e ripetuti fallimenti che hanno caratterizzato l’utilizzo dei fondi strutturali da parte dell’Italia devono fungere da monito per evitare di ricadere negli stessi errori. Oggi più che mai occorre concentrare in modo strategico le risorse e affrontare i nodi strutturali che hanno frenato la crescita del nostro Paese, poiché il modo in cui verranno impiegate le risorse europee condizionerà la nostra forza economica nei decenni a venire. È quindi indispensabile stilare un elenco chiaro e puntuale delle opere pubbliche che si vogliono realizzare, verificarne preventivamente la fattibilità e controllarne minuziosamente i costi. Per spendere bene è indispensabile valutare e controllare bene ed è quindi prioritario individuare velocemente i soggetti a cui spetterà il compito di verificare la fattibilità dei progetti e di monitorarne lo stato di avanzamento della realizzazione. Figure che dovranno necessariamente essere indipendenti rispetto ai singoli attuatori e responsabili del singolo piano, così da garantire competenza e imparzialità di giudizio. Gli Organismi di Ispezione di Tipo A, che basano il proprio accreditamento proprio su di una norma europea, la UNI CEI EN ISO/IEC 17020, posseggono tutti i requisiti necessari per vigilare e per aiutare gli Enti Locali e il Governo a individuare le opere davvero necessarie, la cui realizzazione deve avere tempi e costi certi. L’Europa chiede chiarezza ed è quindi indispensabile dare risposte in questo senso.
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