Modello Genova: facciamo chiarezza
Tornare quanto prima a mettere al centro dell’agenda il tema dello sviluppo infrastrutturale del Paese è indispensabile per dare una prospettiva di crescita all’Italia e per aumentarne la credibilità di fronte agli investitori e alle istituzioni internazionali. Il neo Governo del Presidente Mario Draghi si appresta ad affrontare una sfida delicata e decisiva, dalla quale dipende il futuro della nostra economia e del nostro Paese. In questi giorni si è tornati a parlare del “Modello Genova” e di come sia indispensabile adottarlo per far ripartire i cantieri e le opere pubbliche, grazie anche ai 209 miliardi di euro messi a disposizione dal Recovery Fund. Ma parlare di Genova non significa ignorare le regole e i codici. Per il nuovo Ponte ci si è semplicemente affidati alle direttive europee in tema di appalti pubblici, e a ben vedere si sarebbe potuto anche procedere con un sapiente utilizzo delle diverse possibilità offerte dal Codice Appalti per giungere a risultati procedurali similari. Ciò che ha fatto realmente la differenza è che ci si è concentrati sulla centralità del progetto e quindi sull’importanza della Verifica preventiva della Progettazione dell’opera.
Il “Modello Genova”, al quale abbiamo partecipato con orgoglio in veste di Organismo di Controllo Indipendente per la verifica della Progettazione Esecutiva denominata di II e III Livello (in corso d’opera), fornisce l’occasione per alcune brevi riflessioni sulle ragioni del successo di un processo realizzativo o quantomeno sui presupposti imprescindibili affinché si possa tendere ad un tal risultato. Questa esperienza ha sicuramente confermato la centralità del progetto come elemento fondamentale per la riuscita e la qualità delle opere, che seppur sia ormai un principio consolidato e costantemente ribadito anche negli atti di indirizzo tecnico, viene purtroppo nella prassi troppo spesso trascurato; ha poi, in particolare, portato all’attenzione come tale centralità, affinché esprima i propri effetti positivi, necessiti di essere sempre accompagnata dal controllo. Controllo che va eseguito su tutte le fasi del processo e ciò è possibile demandando le verifiche a Organismi terzi, realmente indipendenti, (e sono tali gli Organismi di Controllo di Tipo A accreditati da ACCREDIA secondo la norma ISO 17020). Il “Modello Genova” è infatti la dimostrazione concreta che alla centralità del progetto debba sempre corrispondere una centralità del controllo, perché è solo attraverso quest’ultimo che può garantirsi la qualità del primo. Semplificare le procedure e ridurre i tempi non solo non significa eliminare o ridurre i controlli, ma anzi implica che questi siano potenziati e posti al centro del processo realizzativo, con efficacia vincolante, in modo da ridurre al minimo la possibilità di errori e la conseguente ricaduta su costi e tempi di realizzazione, che costituiscono le principali ragioni dall’abbandono di tantissime iniziative. Se d’altra parte errare è umano e non esime neppure chi progetta, contingentato nei tempi e nelle scelte, il noto adagio latino è lì a ricordarci che la consapevolezza di ciò deve trasformarsi in uno strumento per ridurre tale rischio. Peraltro, l’esperienza genovese ha anche dimostrato, una volta di più, che i controlli non comportano affatto rallentamenti nel processo, semmai lo rendono maggiormente fluido anticipando le criticità ed evitando che si ripetano nel corso dello sviluppo della progettazione mediante un’attività di verifica in progress.
Ora occorre quindi fare sì che il "Modello Genova” non rimanga un’eccezione, ma che sia di impulso per dare vita a un “Modello Italia”, in cui il successo di un’opera nel rispetto degli obiettivi preventivati costituisca la normalità. In sintesi, riteniamo alla luce della nostra esperienza di oltre 26 anni di attività durante la quale abbiamo affiancato le Stazioni Appaltanti per Interventi ritenuti dai più virtuosi quali ad esempio le opere per la Realizzazione dei Giochi Olimpici Invernali Torino 2006 o per EXPO 2015 di Milano, che hanno anticipato nei fatti il "Modello Genova", che occorra precisare compiutamente i passaggi fondamentali per assicurare il successo di qualsiasi intervento. Pensando alle Opere che verranno finanziate dai fondi del Recovery Fund, ma non solo, sarebbe auspicabile che dall’avvio di ogni intervento le Stazioni Appaltanti si facciano affiancare da un Organismo di Controllo Indipendente (di Tipo A accreditato in conformità alla Norma ISO 17020) che metta a disposizione tutta l’esperienza e l’organizzazione di una struttura multidisciplinare per gestire e controllare le attività di programmazione, progettazione, selezione delle imprese e realizzazione delle opere, e che possa così fornire anche un contributo, sotto il profilo tecnico del rispetto del livello qualitativo delle opere e di tempi e costi di realizzazione, per quelle garanzie che la UE ci richiederà riguardo al corretto utilizzo dei Fondi stanziati. Per vincere questa incredibile sfida, come il Modello Genova ha dimostrato, sarebbe logico e peraltro di immediata applicazione a questo punto fare riferimento a tali Organismi indipendenti, che hanno dimostrato che anche in Italia sia effettivamente possibile conciliare tempi rapidi di esecuzione e garantire i livelli di qualità e di sicurezza richiesti.
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