RIPARTIRE DALLA CENTRALITÀ DEL CONTROLLO DEL PROGETTO
Tutti sono concordi nel ritenere che, per superare la grave crisi economica che il Paese sta vivendo, occorre mettere in campo un sostanzioso piano di investimenti infrastrutturali. Le opere incompiute sono però purtroppo un grande classico italiano, a tal punto che esiste al Ministero delle Infrastrutture addirittura un elenco aggiornato di anno di anno, come se fossero un fenomeno assolutamente normale.
Il “Modello Genova”, al quale abbiamo partecipato con orgoglio in veste di Organismo di Controllo Indipendente per la verifica del Progetto Esecutivo di secondo livello e di quello in corso d’opera, fornisce l’occasione per alcune brevi riflessioni sulle ragioni del successo di un processo realizzativo o quantomeno sui presupposti imprescindibili affinché si possa tendere ad un tal risultato. Questa esperienza ha sicuramente confermato la centralità del progetto come elemento fondamentale per la riuscita e la qualità delle opere, che seppur sia ormai un principio consolidato degli appalti pubblici viene purtroppo nella prassi troppo spesso trascurato, ma ha soprattutto portato all’attenzione come tale centralità, perché esprima i propri effetti positivi, necessiti di essere sempre accompagnata dal controllo. Controllo che va eseguito su tutte le fasi del processo e demandando le verifiche a Organismi terzi, realmente indipendenti, dotati della necessaria esperienza e strutturati in modo da adempiere al meglio al loro compito. Il “Modello Genova” è infatti la dimostrazione concreta che alla centralità del progetto debba sempre corrispondere una centralità del controllo, perché è solo attraverso quest’ultimo che può garantirsi la qualità del primo. Semplificare le procedure e ridurre i tempi non solo non significa eliminare o ridurre i controlli, ma implica che essi siano potenziati e posti al centro del processo realizzativo, con efficacia vincolante, in modo da ridurre al minimo la possibilità di errori e la conseguente ricaduta su costi e tempi di realizzazione, che costituiscono le principali ragioni dall’abbandono delle iniziative.
Se d’altra parte errare è umano e non esime neppure chi progetta, contingentato nei tempi e nelle scelte, il noto adagio latino è lì a ricordarci che la consapevolezza di ciò deve trasformarsi in uno strumento per evitare che si ripeta. Ora occorre quindi fare sì che “Il Modello Genova” non rimanga un’eccezione, ma che sia di impulso per dare vita a un “Modello Italia”, in cui il successo di un’opera nel rispetto degli obiettivi preventivati costituisca la normalità. Per farlo è necessario innanzitutto riconoscere che i processi decisionali sono ancor oggi poco chiari e inefficienti e che le Amministrazioni Pubbliche sono purtroppo spesso carenti di personale in grado di gestire e monitorare autonomamente il processo. Bisogna dunque si riconosca che gli obiettivi di semplificazione, accelerazione ed efficientamento del processo non potranno essere raggiunti se non affiancando alle Stazioni Appaltanti Advisor Indipendenti, quali appunto possono essere gli Organismi di Controllo Accreditati di Tipo A, in grado di offrire supporto, esperienza, organizzazione e struttura multidisciplinare nelle fasi di programmazione, progettazione, selezione e realizzazione delle opere.
La proposta che CONTECO Check sta portando avanti anche come CONFORMA, l’Associazione di Categoria degli Organismi di Ispezione e Certificazione, è di fatto un pressante invito alle Stazioni Appaltanti a riflettere sull’adozione di tale nuovo modello come standard di riferimento, facendo peraltro ricorso agli ordinari strumenti del Codice Appalti a disposizione, che sono già più che adeguati allo scopo.
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